Da un po’ di tempo si parla di Economia Circolare, con grande attenzione da parte di istituzioni, associazioni e utenti. Ci siamo chiesti se non sia il caso di fare un po’ di ordine e capire di cosa si tratta e quali sono i vantaggi di una sua corretta applicazione.

Ogni anno in tutto il mondo si consumano più di 100 miliardi di tonnellate di materie prime. Il problema è il reale utilizzo che se ne fa e soprattutto.- secondo molti studi - l’eventuale riutilizzo che non supera il 10%. Qui si inserisce il concetto di Economia Circolare che mira a un maggiore efficientamento delle risorse riutilizzate, a salvaguardia del pianeta.

Siamo in un’epoca dove l’essere umano produce in quantità mai raggiunte prime nella storia, e di conseguenza più produciamo e più generiamo scarti e rifiuti che hanno un impatto significativo sull’inquinamento globale e il surriscaldamento del pianeta in cui viviamo. Un problema che stiamo affrontando adesso, ma soprattutto che tenderà a ingigantirsi in futuro, visto i trend di crescita in atto.

L’Economia Circolare è nata per provare a dare una risposta concreta a un nuovo modo di pensare e disegnare i nostri prodotti e i processi produttivi relativi, in modo da eliminare gli impatti negativi sull’ambiente tutto, favorendo il riuso dei materiali.

Detto in maniera diversa, l’Economia Circolare vuole promuovere nuovi modelli di condivisione, prestito e riparazione così presenti nelle epoche passate. Se eliminare il rifiuto è pressoché impossibile, favorirne il riuso è invece fattibile, anzi doveroso se vogliamo aiutare il nostro pianeta. Quando un prodotto ha terminato la sua funzione, bisogna infatti provare a reintrodurre nel ciclo economico-produttivo i materiali di cui è composto, generando così un beneficio contro l’inquinamento, e un valore all’interno della catena produttiva delle aziende.

Questo modello è significativamente diverso da quello tradizionale che implica 4 fasi: estrarre materia prima, produrre, utilizzare e poi gettare. Modello non più sostenibile.

Per fare vera Economia Circolare, occorre dunque intervenire a monte e a valle del processo produttivo, ripensando il disegno dei prodotti e i processi con cui li sviluppiamo. Più modulari, facilmente assemblabili, in modo da facilitare il riuso futuro.

Non solo. Anche il concetto di proprietà potrebbe significativamente cambiare. In una economia lineare, un prodotto comprato è di proprietà del cliente nella sua totalità, che infatti ne dispone come meglio crede, purtroppo nel 90% delle volte “gettato” e non riutilizzato. Nell’Economia Circolare un nuovo modello di proprietà-noleggio è invece necessario, dove il cliente ne paga soltanto l’utilizzo, ma dove la proprietà resta al produttore che la recupera alla fine del suo utilizzo, per provare a reintrodurne le parti recuperabili nel ciclo di produzione.

Vista l’importanza dell’argomento, nel dicembre 2019 la Commissione Europea ha lanciato il Green Deal, una sorta di strategia di crescita che mira a trasformare l’Europa in una società a impatto climatico zero, promuovendo modelli di Economia Circolare. Sono 2 gli obiettivi definiti:

  1. Ridurre le emissioni nette di gas a effetto serra entro il 2050 a un valore nullo;
  2. Promuovere modelli di crescita dissociati dall’uso delle risorse (intendendo in questo lo sfruttamento del ciclo di riuso come valore aziendale).

Mai come questa volta, chiudiamo questo articolo con un significativo “per un mondo migliore”.