La nuova rivoluzione finanziaria chiamata DeFi

Nel 2008 nacque la blockchain su cui il Bitcoin ha innescato una vera e propria rivoluzione per gli scambi monetari peer to peer. Alla base di tutto la volontà di voler svincolare gli utenti da sistemi di fiducia centralizzati, per esempio le banche, creando una rete governata algoritmicamente.
Crittografia, smart contracts, registri distribuiti, meccanismi di consenso e teoria dei giochi, sono tutti concetti ormai acquisiti su cui basano le criptovalute odierne.
Di fatto la criptovaluta è stata la vera prima applicazione tecnologica della blockchain. E il 2015 è probabilmente l’anno della svolta con l’introduzione degli smart contracts su Ethereum. Senza scendere troppo nel particolare, per smart contracts si intendono le transazioni automatizzate che agiscono su condizioni prestabilite e algoritmiche.
L’ondata evolutiva negli ultimi mesi che sta spingendo Internet dalle informazioni al puro denaro è quella che viene chiamata DeFi, o finanza decentralizzata.
L’idea alla base della filosofia DeFi e quella di eliminare gli intermediari come le banche o i broker, portatori di inefficienza, e regolando le interazioni economiche con puri algoritmi. In questo modo, senza appunto l’uso di banche o broker, si può acquistare vendere prestare o prendere in prestito. In maniera più efficiente ed economica, almeno è questa la promessa del mondo DeFi.
Un’interfaccia utente, che è il primo livello di una DeFi, permette di acquistare vendere prestare o prendere in prestito ai vari utenti che vi partecipano. Un secondo livello, il protocollo, è il depositario di tutte le regole e degli standard concordati che normano le transazioni. E poi il tutto si conclude nel terzo livello che è quello del regolamento, in cui la transazione nasce e avviene. Nel mondo della finanza classica, in questo ultimo livello troviamo le banche e tutte le controparti centrali che fungono da custodi e agenti di deposito a garanzia e a compensazione della transazione ed è qui che si concentra tutto lo sforzo degli attori “di regolamento” che porta alla disefficienza e alla non economicità che la DeFi vuole superare.
Nella DeFi la transazione sarà regolata atomicamente grazie all’uso degli smart contract, assicurando che in caso di errore la transazione non avviene. Facciamo un esempio concreto: immaginando di trattare un asset immobiliare, ci sarà un utente che la possiede e la vuole vendere, e un altro utente che la vuole comprare. I due utenti si accordano dando un valore espresso in una criptovaluta. Applicazione, protocollo e regolamento lavorano assicurando che tutte le transazioni avvengano se tutte le condizioni di esistenza e proprietà sono rispettata: chi vuole vendere possiede la proprietà, e chi vuole acquistare possiede la somma di criptovaluta concordata. Se le condizioni sono rispettate, le proprietà di criptovaluta e asset immobiliare vengono trasferite correttamente e atomicamente.
Da questo punto di vista possiamo parlare anche di evoluzione del sistema finanziario. Ma la vera rivoluzione consiste nella possibilità di poter creare nuovi servizi, innovativi e personalizzati. Le applicazioni create spaziano dal prestito ai pagamenti, dai derivati decentralizzati all’assicurazione, con svariati miliardi di dollari finora investiti in diverse aree della DeFi.
Ma nonostante la crescita esplosiva, non si può non citare alcuni ostacoli che potrebbero rallentarne l’evoluzione:
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Regolamentazione, ovviamente la natura aperta e distribuita della blockchain porta a problemi di regolamentazione “nei confini” mai prima affrontati;
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Aumento dei costi, principalmente legati ai costi delle transazioni della blockchain, e alla necessità di potenziare le infrastruttura e la sicurezza;
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Rischio di liquidità.